Questo sito usa cookie di analytics per raccogliere dati in forma aggregata e cookie di terze parti per migliorare l'esperienza utente.
Leggi l'Informativa Cookie Policy completa.

Sei in possesso di una Carta del Docente o di un Buono 18App? Scopri come usarli su Maremagnum!

Book

Silvia Tatti, Chiara Licameli

Scrittrici in esilio tra Ottocento e Novecento

Quodlibet, 2022

20.90 € 22.00 €

Quodlibet (Macerata, Italy)

Ask for more info

Payment methods

Details

Year of publication
2022
ISBN
9788822908520
Pages
233
Publishers
Quodlibet
Size
215×140×19
Curator
Silvia Tatti, Chiara Licameli
Keyword
Studi letterari: 1800–1900 ca., Studi letterari: 1900–2000 ca., Studi di genere: donne e ragazze
State of preservation
New
Languages
Italian
Binding
Softcover
Condition
New

Description

Tra esilio e scrittura esiste da sempre un nesso fortissimo; la letteratura contribuisce a riannodare i fili dell’esperienza e a rielaborare la perdita di ogni riferimento personale, linguistico, culturale. Nel caso delle scrittrici, almeno fino a Novecento avanzato, ogni esperienza di sradicamento è aggravata da una ancora incerta condizione autoriale che rende più problematico il rapporto con la scrittura. Il volume indaga il lavoro di molte autrici, da Cristina di Belgiojoso a Erminia Fuà Fusinato, Maria Zambrano, Agota Kristof, che tra Ottocento e Novecento hanno vissuto l’esilio per motivi politici e hanno dovuto ricostruire un’identità, anche linguistica e letteraria, in condizioni profondamente diverse da quelle consuete. Nei loro scritti e nelle loro tragiche vicende si evidenzia tutto il significato profondo e la forza reattiva che la scrittura riveste come elemento di resistenza contro la negatività del trauma. Il linguaggio esiliaco, d’altronde, soprattutto nel caso di donne scrittrici, esprime non solo una dimensione di alterità comune a tutte le esperienze di allontanamento forzato o volontario dalla patria (come avviene ancora in Clementina de Como, Louise Hamilton o Elisa Chimenti), ma dà anche voce, in casi come quello di Emma o Anna Maria Ortese, a una condizione di esclusione e di non appartenenza condivisa, indipendentemente dallo sradicamento territoriale, da tante scrittrici vissute tra Ottocento e Novecento.